Oggi si è svolta la prima riunione operativa tra SCT Centre e i Giovani della Confederazione Islamica del Piemonte, con i quali partirà il nuovo progetto Il mondo in una stanza. Viaggio tra giovani culture metropolitane e radici migranti – tra i vincitori del bando nazionale “Migrarti 2018 – Spettacolo”. Il progetto prevede lo svolgimento di un laboratrorio settimanale di Teatro Sociale di Comunità con un gruppo di giovani figli di seconda generazione insieme ai loro coetanei nativi italiani e si rivolge a giovani tra i 17 e i 30 anni.
Il tema del laboratorio è “la casa”. Alcune case mantengono immutato il carattere culturale di provenienza, altre lo mescolano con la cultura locale o gli attribuiscono quelle tinte “pop” della cultura giovanile che appartiene a ciascuna nuova generazione, con le sue forme di comunicare e i suoi slang. Raccontare le case e le storie di chi le abita permette di raccontare una parte di mondo che non sempre trapela all’esterno. Allo stesso tempo permette, a chi le vive, di riscoprire l’influenza che le proprie origini hanno sulle abitudini quotidiane e di prender coscienza del modello di casa che desiderano per sé. Da un punto di vista dell’incontro culturale e sociale, poi, aprire le porte di questi appartamenti significa combattere l’isolamento, la frantumazione sociale e la diffidenza di alcune culture verso le altre.
La casa nel paese d’origine, la casa attuale, la casa sognata. Secondo la metodologia del Teatro Sociale e di Comunità™, non si parte da un copione già scritto, ma si costruisce la drammaturgia dello spettacolo finale a partire dagli spunti che ciascun partecipante al percorso teatrale porta all’attenzione degli altri. In particolare, gran parte dei contenuti dello spettacolo inedito deriveranno da un lavoro di interviste svolto dai partecipanti, affiancati dagli artisti di SCT Centre. I ragazzi saranno infatti dotati degli strumenti (modalità di ascolto e di risposta, empatia, capacità di deviare la narrazione su punti di gran valore espressivo e teatrale) per svolgere le interviste alle proprie famiglie, alle famiglie dei coetanei e ai loro coetanei stessi. L’evento artistico finale intende così valorizzare agli occhi dell’audience (comunità di cittadini del territorio e comunità migranti, giovani e commercianti del quartiere, famiglie e associazioni) le singole storie, i vissuti e la cultura delle comunità di migranti stabilmente residenti sul territorio torinese, in particolare quelle maghrebine, con un’attenzione particolare a quella marocchina.