Si sono da poco conclusi il secondo e il terzo workshop che fanno parte del percorso formativo della Scuola di Formazione Avanzata di Teatro Sociale e di Comunità. Mentre nel primo, condotto da Giulia Innocenti Malini dell’Università Cattolica di Milano, i partecipanti hanno affrontato la sperimentazione diretta di interventi di conduzione e co-conduzione e ne hanno compreso i criteri portanti attraverso la rilettura del processo di lavoro e i feedback del gruppo di conduzione, il secondo workshop ha proposto una sequenza di esercizi teatrali orientati alla messa in scena del gruppo a partire dall’improvvisazione, ad affinare la presenza scenica e a gestire il rapporto con il pubblico. I due conduttori, Maurizio Bertolini e Alberto Pagliarino di SCT Centre , hanno chiesto ai partecipanti di portare alcuni oggetti: una valigia, un ombrello, un amuleto, un abito che avrebbero scelto per prepararsi al gran momento dello sbarco oltreoceano.
A partire dal testo America di Franz Kafka, i partecipanti hanno sperimentato il lavoro creativo di gruppo, dai tableaux vivants alle improvvisazioni con i costumi, e hanno allenato lo sguardo del conduttore sulla messinscena e sull’interazione con gli altri compagni e il gruppo.
Il terzo workshop, condotto da Alessandra Rossi Ghiglione di SCT Centre e Christian Castellano della compagnia Sudatestorie Teatro Ricerca, è stato invece dedicato alla drammaturgia nel teatro sociale, con un focus sui concetti di personaggio, azione, condizione, situazione. Durante il workshop si è cercato di rispondere a queste domande: cos’è lo sguardo drammaturgico e come allenarlo? Quali esercizi drammaturgici proporre ai gruppi durante i laboratori? Cosa significa lavorare con un gruppo a partire da un testo? Come si analizza un testo da un punto di vista drammaturgico?
I partecipanti si sono impegnati in un lavoro sui personaggi: a partire dalla descrizione di uno dei personaggi contenuta in due capitoli del testo, come ricreare il suo identikit il più possibile completo? Calandosi teatralmente nei panni ora di uno ora dell’altro, è stato possibile costruire dei personaggi credibili ed efficaci sulla scena:
“Allenare lo sguardo drammaturgico è stato complesso: diventare consapevoli delle lenti culturali con cui guardare al testo, cercare di comprendere le forme senza interpretarle, lasciandole il più aperte possibile all’immaginazione…”