Durante il workshop della Scuola di Formazione Avanzata di Teatro Sociale e di Comunità del 24 e 25 marzo, l’architetto Elena Maranghi ci ha illustrato il progetto di ricerca-azione MAPPING SAN SIRO del Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano. Si tratta di un progetto di rivalutazione di un quartiere colpito dal degrado urbano e coinvolge sia la valorizzazione degli spazi (spazi archiettonici, spazi pubblici) sia la valorizzazione dell’immagine di San Siro all’interno del discorso politico, in cui il quartiere è stato spesso descritto come “problematico”.
Un gruppo multidisciplinare di studenti, docenti e ricercatori si interroga su come può cambiare un territorio a partire dalla mappatura dei bisogni dei suoi abitanti e attraverso l’attivazione e la legittimazione delle competenze cosiddette non esperte.
Il progetto è stato affiancato da un lavoro di storytelling multimediale, San Siro Stories, realizzato dagli studenti del Master in Giornalismo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che si sono immersi nel quartiere alla ricerca di storie attraverso gli strumenti dell’inchiesta e del racconto giornalistico, per raccontare una realtà urbana complessa e stratificata, attenta all’eccezionalità del quotidiano.
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MAPPING SAN SIRO dal 2013 lavora al disegno di una politica per il quartiere di edilizia pubblica San Siro che affronti il tema del bisogno abitativo (in particolare delle persone a basso reddito) e della concentrazione di situazioni problematiche, mettendo a valore le differenti spinte di trasformazione che emergono sul fronte del riuso delle abitazioni e dei piani terra, della vicinanza tra popolazioni differenti, della promozione di servizi di prossimità.
30METRIQUADRI: un luogo di scambio tra università e quartiere
Da maggio 2014 il gruppo di ricerca Mapping San Siro ha riaperto uno spazio inutilizzato nel quartiere San Siro come sede del progetto di ricerca. Lo spazio, chiamato ‘30METRIQUADRI’ è aperto due volte a settimana con la presenza di studenti, docenti e ricercatori: una sede decentrata dell’università aperta all’incontro quotidiano e imprevisto. Una porta sul quartiere in grado di instaurare un rapporto collaborativo tra chi fa ricerca e chi è oggetto della ricerca, a partire dall’osservazione e esperienza concreta e reale delle condizioni di vivibilità dello spazio urbano, dei processi di appropriazione e trasformazione in atto e dall’elaborazione collettiva di possibili traiettorie di cambiamento. Lo scopo della presenza di uno spazzio simile nel quartiere è quello di dar luogo a un’attività di progettazione condivisa, immaginando modalità alternative di costruzione di progetti in contesti marginali.