Le operatrici Paola Galassi e Francesca Longo, impegnate nel progetto #100%plastica di Cifa Onlus in partnership con SCT Centre, si trovano ad Hawassa, in Etiopia. Nelle righe che seguono, ci raccontano della mappatura dei centri giovanili per coinvolgere i potenziali partecipanti ai laboratori di TSC, dell’avvio dei laboratori con un grande brainstorming sulla parola “plastica”e delle prime fasi di costruzione dello spettacolo “100% Plastic Show”.
La mappatura degli Youth Center è stata un susseguirsi di meraviglia: abbiamo incontrato ben 10 gruppi giovanili, specializzati in diverse discipline: teatro, danza tradizionale, danza moderna e…circo! La qualità del loro lavoro ci ha lasciate a bocca aperta ed è stato per noi emozionante poter selezionare, tra tutti loro, 30 partecipanti per il nostro workshop di TSC.
Ci siamo subito rese conto della potenziale bellezza che avremmo potuto creare insieme ed abbiamo cominciato a studiare nei dettagli l’argomento del nostro spettacolo: la plastica, la sua composizione, i rischi della sua dispersione e combustione nell’ambiente e, in particolare, nella città di Hawassa.
Insieme ai nostri Community Mobilizer prima e con i giovani partecipanti del workshop poi, abbiamo disegnato un grande brain storming a partire dalla parola “PLASTICA”, dal quale ambientazioni e personaggi hanno cominciato a prendere vita: le tristi bottiglie abbandonate per strada, il lago innocente testimone del malessere dei suoi pesci, gli elementi chimici dispersi dal fuoco che, invisibili e silenziosi, vogliono conquistare il mondo…
Così è nato il canovaccio di “100% Plastic Show”, sul quale abbiamo cominciato ad improvvisare con i nostri performers. Il training da noi proposto si è modellato su di loro ed abbiamo vissuto il piacere di condurre in azione due gruppi vivaci e generosi; grazie alla loro inventiva, lo spettacolo si è velocemente definito.
Dal punto di vista registico, abbiamo voluto insistere sul concetto di “prova” come ripetizione, necessaria alla definizione dei dettagli – poiché sono i dettagli che creano bellezza; abbiamo poi dato loro degli strumenti concreti per partecipare alla visione collettiva delle scene, ovvero, al processo di montaggio dello spettacolo. Questo ha fatto sì che tutti i partecipanti capissero profondamente il senso della storia e potessero curare con piacere le transizioni da una scena all’altra – cosa non ovvia, in un paese dove la performance è solitamente strutturata in un susseguirsi di “numeri” spettacolari.
Contemporaneamente, Hawassa ci ha coccolate con tanto sole ed incontri inaspettati: senza troppo pianificarlo, sono nate collaborazioni virtuose con studenti di costume designing, un giovane graffittaro e un altrettanto giovane e curioso artista che costruisce sculture con bottiglie di plastica. Il loro lavoro è stato un gran valore aggiunto all’impegno dei performer.