SCT Centre ha avviato un intervento di Teatro Sociale e di Comunità nel “Bentiu protection of civilian site”, il più grande campo profughi del Sud Sudan, che conta circa 120mila persone sfollate. Il progetto si sviluppa all’interno della missione psicosociale di peacekeeping organizzata da IOM (International Organization for Migration).
L’équipe di SCT Centre sul luogo è composta da Manuela Pietraforte e Francesca Longo, che hanno lasciato l’Italia da tre settimane. Al momento le nostre operatrici hanno iniziato la prima fase dell’intervento e chi hanno inviato questa testimonianza che narra delle sensazioni provate sul luogo. La condividiamo con voi.
“La nostra avventura in Sud Sudan è iniziata. Da un paio di settimane siamo a Bentiu, in Unity State, in uno dei campi profughi più grandi del mondo: 110.000 persone lo abitano da circa tre anni. Ad accoglierci abbiamo trovato la staff IOM, con colleghi provenienti da diversi continenti: asiatici, europei, africani. Trovare un linguaggio comune di lavoro è una sfida che stiamo vincendo un passo per volta. Nel frattempo procediamo con i primi giri nel campo, volti a conoscerne la complessa realtà, per mappare le attività già esistenti. A prima vista, il popolo Nuer ci appare vivace: non perde occasione per mostrarci le sue tradizioni di arte, danza e di canto. Intanto i primi temporali annunciano l’imminente arrivo della stagione delle grandi piogge.”
Nel dettaglio, l’intervento di SCT Centre prevede tre specifiche fasi di lavoro, tipiche della metodologia di TSC.
1. Mappatura delle attività esistenti nel campo profughi, nel quale sono presenti molti gruppi informali impegnati in attività artistiche;
2. Realizzazione di attività di Teatro Sociale con i gruppi di rifugiati del campo, che sono stati individuati durante la mappatura. La finalità è il benessere, con un focus specifico sul tema della condizione dei giovani problematici;
3. A fine luglio, organizzazione di un evento di Comunità con i gruppi coinvolti nelle attività di TSC.