SWIXX.MULTICOOL.TI è un progetto di Teatro di Narrazione di Comunità vincitore del Bando Pro Helvethia 2006. Tema del progetto è la multiculturalità e in particolare la condizione dei figli di seconda generazione nati in Ticino da coppie di nazionalità mista e la particolare condizione delle donne straniere. La Svizzera e il Canton Ticino, dove è stato realizzato il progetto, sono da sempre terra di immigrazione dapprima dall’Italia e poi da altri Paesi. La recente immigrazione ha riaperto i problemi di discriminazione verso gli stranieri e i giovani figli di stranieri.
Swixx.Multicool.ti
Giugno 2006 – Maggio 2007
SWIXX.MULTICOOL.TI è un progetto di Teatro di Narrazione di Comunità vincitore del Bando Pro Helvethia 2006. Tema del progetto è la multiculturalità e in particolare la condizione dei figli di seconda generazione nati in Ticino da coppie di nazionalità mista e la particolare condizione delle donne straniere. La Svizzera e il Canton Ticino, dove è stato realizzato il progetto, sono da sempre terra di immigrazione dapprima dall’Italia e poi da altri Paesi. La recente immigrazione ha riaperto i problemi di discriminazione verso gli stranieri e i giovani figli di stranieri.
Da sapere. La Svizzera ha una lunga tradizione di multiculturalità, dovuta all’essere da sempre territorio di asilo per rifugiati politici e destinazione privilegiata dei migranti. L’integrazione tra le culture con i matrimoni misti – e quindi la multiculturalità – è una esperienza nota e abbastanza diffusa anche nei piccoli paesi. Le nuove generazioni – figli di svizzeri e di stranieri – si sentono da una parte svizzeri e dall’altra interrogano le proprie origini alla ricerca di una identità particolare.
Lo spettacolo e i destinatari. Il progetto ha raccolto le storie di vita di 25 famiglie ticinesi dalle quali è stato realizzato uno spettacolo con 12 attori professionisti, alcuni figli di terza generazione e giovani educatori ed attori in formazione. Lo spettacolo è stato presentato al Festival di Narrazione di Arzo (agosto 2006) con un forte successo di pubblico. In seguito il FIMM (Forum per l’integrazione delle migranti e dei migranti) ha saputo raccogliere il messaggio essenziale dello spettacolo e ha permesso di replicare lo spettacolo nell’ambito delle Giornate dei Popoli (9-13 maggio 2007), fra le mura del Castello Visconteo a Locarno.
La Metodologia e l’Intervista. Il lavoro di narrazione di comunità nasce dall’incontro di persone e delle loro: 25 famiglie ticinesi “miste”: dove uno dei coniugi è proveniente da un’altra cultura. La metodologia prevede dapprima un’intervista (in uno o più momenti), l’elaborazione teatrale della stessa, la costruzione per lavoro di improvvisazione con gli attori di un copione e l’allestimento del medesimo anche con il coinvolgimento di alcuni degli intervistati. Il lavoro delle interviste è condotto dalla drammaturga e regista Alessandra Rossi Ghiglione insieme all’attrice Antonella Enrietto. L’intervista teatrale, fondamento del percorso artistico e culturale del progetto, richiede la costruzione di un setting intimo dove l’intervistato sia a suo agio. Le interviste vengono quindi realizzate nelle case dei protagonisti con poche persone estranee presenti. Gli intervistati sono fin dall’inizio a conoscenza dell’obiettivo dell’intervista: realizzare uno spettacolo sul tema della multiculturalità per il Festival di Narrazione di Arzo.
Partendo da una traccia iniziale sui temi dei figli, del cibo, delle tradizioni rimaste, la lingua che si parlava in casa, ecc. le interviste si sono sviluppate in maniera indipendente dando vita a una raccolta di materiale eterogeneo.
In termini di lavoro di comunità i temi cui prestare maggiore attenzione dal punto di vista drammaturgico sono stati: 1) la responsabilità di trattare una materia intima per alcune persone che poi avrebbero assistito alla messa in scena delle proprie storie; 2) trattare un tema caldo per la Svizzera come quello della multiculturalità; 3) creare una struttura che permettesse una partecipazione attiva dei testimoni che avevano raccontato le storie.
Il percorso di costruzione della drammaturgia e la messa in scena. Sulla base del lavoro di intervista vengono organizzati 3 periodi di incontro intensivo e costruzione teatrale con il gruppo degli attori. La drammaturga costruisce un pre-copione sulla base delle interviste raccolte a partire da scene e nuclei tematici ricorrenti. I testi vengono elaborati e trasformati a partire dalle caratteristiche di espressività di ciascun attore. Il lavoro “a tavolino” prevede anche la lettura delle interviste originali e il confronto con tutti gli attori sui temi riportati. Il materiale delle interviste si trasforma in scene teatrali, canzoni, allestimenti, azioni fisiche, sviluppandosi su una drammaturgia “a quadri” con ponti drammaturgici tra una scena e l’altra estremamente fluidi.
Lo spazio della messa in scena viene concepito in tre luoghi: lo spazio dello spettacolo, una zona di passaggio e un giardino.
Il gruppo di lavoro degli artisti è un gruppo di provenienza mista: volutamente composto da attori ticinesi e italiani. Alcuni figli di terza generazione hanno partecipato, in qualità di attori e testimoni, alla costruzione e alla messa in scena dello spettacolo
La Formazione in azione. Il gruppo di attori è formato da professionisti, semi professionisti e giovani di terza cultura. La realizzazione del progetto è pensato, in collaborazione con il Master in teatro Sociale e di Comunità di Torino, anche come un percorso di formazione in azione, nel quale i non professionisti si confrontano con i professionisti e sono accompagnati a formarsi come attori professionisti, ma anche come mediatori interculturali e operatori di comunità.
Il coinvolgimento dei protagonisti. I protagonisti delle storie raccontate sono stati invitati a partecipare all’evento costruito intorno allo spettacolo. Parte dei materiali utilizzati per gli allestimenti sono stati forniti dalla famiglie stesse. Per molti di loro era la prima volta che la loro storia personale di migranti diventava storia pubblica.
È stato chiesto alle famiglie di partecipare alla realizzazione di un banchetto multiculturale che si è innestato nel finale dello spettacolo. Questa parte dello spettacolo ha come temi: “l’importanza dei cibi del paese d’origine per mantenere vivo il passato e il presente” e “le aspettative per il futuro”. In questo momento dello spettacolo le famiglie – fino a quel momento spettatrici – offrono al pubblico cibi e bevande da loro preparati e si fermano per dialogare con i convitati. Il momento è accompagnato da una canzone originale composta da Antonella Enrietto e Luciano Gallo a partire dalle storie di cibo contenute nelle interviste. Il titolo della canzone è “Bossanova Multi.coolti” e diventerà la sigla del progetto.
Gli Allestimenti. La messa in scena dello spettacolo è stata realizzata nel contesto di due cortili: una corte antica privata nella cittadina di Arzo e presso il cortile del castello Visconteo di Locarno. Spazi al di fuori della tradizione teatrale, ma carichi di identità e storia. Ispirandosi ai racconti dello spettacolo, l’artista Maurizio Agostinetto in dialogo con la regista Alessandra Rossi Ghiglione, hanno realizzato un’ambientazione scenografica che nasce dai racconti dei testimoni e che dialoga con il contesto dei cortili, con i materiali e le forme di cui essi sono composti (pietra, legno, terra, piante, fiori, passaggi ad arco, declivi, piccoli spazi verdi nascosti, ecc.). Vengono realizzate lanterne composte di forme di pane, spazi d’acqua in legno e teli esotici con petali galleggianti in stile orientale, installazioni con teli etnici, costumi composti da un intreccio di foglie e rami, ecc. Il pubblico prima e durante lo spettacolo viene condotto all’interno di questi luoghi rivisitati che dialogano con i testi e i personaggi dello spettacolo e che creano un’atmosfera magica, suggestiva e insieme estremamente contemporanea.
Curiosità. La corte dove è stato realizzato lo spettacolo ad Arzo – Corte Solari – dopo il debutto è stata ribattezzata informalmente all’interno del festival “Corte SWIXX”.
Enti promotori. Il progetto è realizzato da Teatro Popolare Europeo e Festival Internazionale di Narrazione di Arzo con la supervisione di SCT Centre | Unito.
Approfondimenti. Per un approfondimento specifico e concreto del percorso artistico e di metodo che sta alla base del progetto si veda: Alessandra Rossi Ghiglione, Teatro Sociale e di comunità. Drammaturgia e messa in scena con i gruppi, Dino Audino, Roma, pp. 29